Tutti conoscono – almeno di nome –Antonio Capece Minutolo, Principe di Canosa e il Conte Monaldo Leopardi. Ma quanti saprebbero citare un’opera di Giuseppe Baraldi, situare cronologi-camente e geograficamente Giacomo Mellerio oppure individuare il filone dottrinario di Giovanni Marchetti? Il pensiero contro-rivoluzionario che si è sviluppato nella penisola italica ha avuto altri autori oltre al celebre duo Canosa-Leopardi e agli scrittori della «Civiltà cattolica», ma spesso essi sono poco noti (se non del tutto ignoti) agli stessi studiosi dell’argomento.
Il volume raccoglie tre saggi di Gustave Thibon (1903-2001), intellettuale cattolico francese assai versatile, capace di spaziare dalla filosofia e dalla letteratura antica alla matematica e alla medicina. Nella prefazione, Benedetta Scotti lo qualifica «un lucidissimo anatomista della natura umana» per il profondo realismo con cui guarda all’uomo e alla sua fallibilità strutturale, dovuta al peccato originale, che lo rende ondivago tra nobili desideri e meschine passioni, nostalgico del bene, ma incline al male.
L’autore, mons. Alessandro Saraco, in possesso di solide competenze scientifiche e letterarie, affronta la storia della Chiesa nel periodo per certi versi più difficile, quella tra i secoli VIII e XVIII. Il risultato è uno splendido volume che si legge con piacere e comunica al lettore le opportune coordinate storiche per orientarsi e proseguire lo studio di certi argomenti approfondendo le sue conoscenze.
Ermanno Pavesi, psichiatra con esperienza professionale nella Svizzera tedesca, è docente emerito di Psicologia dell’Accademia Teologica di Coira. Per decenni ha insegnato anche alla Gustav-Siewerth-Akademie (Baden-Würtemberg), istituto di forte impronta interdisciplinare, vari temi che coniugano aspetti psicologici, filosofici e teologici.
Londra, 5 novembre 1605, Congiura delle Polveri. Un atto terroristico senza precedenti raggela l'intera nazione e devasta la vita del giovane Jack Digby.
Gustave Thibon, il "poeta contadino", è uno di quegli autori più citati che letti, e ciò soprattutto per la scarsa circolazione delle sue opere. E' una grave lacuna dell'editoria italiana
Gustave Thibon, il "filosofo contadino", è uno di quegli autori più citati che letti, e ciò soprattutto per la scarsa circolazione delle sue opere nella penisola italica.
Chiamatelo pure "il filosofo contadino". Viene ricordato proprio cosi, con un epiteto per nulla dispregiativo che anzi esprime tutta la nobiltà e l'originalità della sua prospettiva.
Sembrerebbe più adatto ad un trattato di procedura penale. Ma in realtà, andando avanti nella lettura del romanzo, si scopre la su "drammatica" origine.