Ho conosciuto Russell Kirk nel settembre 1991 (come passa il tempo...) nella bella casa briantea dello scrittore Eugenio Corti. Kirk aveva già pubblicato due importanti saggi su Studi cattolici ed era accompagnato dalla bellissima moglie Annette che gli aveva dato quattro figlie.
Dei tre maggiori pensatori “controrivoluzionari” che scrissero in lingua italiana, sicuramente Clemente Solaro della Margarita (1792-1869) è il meno conosciuto, schiacciato com’è tra il Principe di Canosa ed il Conte Monaldo Leopardi, le cui opere sono citate e generalmente conosciute (nonché – soprattutto quelle del secondo – anche ripubblicate).
Che Cristoforo Colombo sia nato a Genova è cosa che tutti diamo per vera e quasi per scontata. E invece no: sull’origine dello scopritore dell’America si dibatte da secoli, e non soltanto per questioni di campanile.
Il papà ha raccolto una piccola parte degli scritti di Andrea in un libro (Bianche sponde...sotto una lesta aurora. Riflessi di un'anima, D'Ettoris Editori), che distribuito a offerta libera ha costituito la prima entrata dell'associazione.
Certo, dalle nostre parti non è mai esistita e non esiste una tradizione conservatrice del tipo britannico o statunitense. Da quel mondo, tuttavia, si possono ricavare alcuni utili spunti. Ad esempio quelli che fornisce un bellissimo saggio di Russell Kirk appena pubblicato dall'editore D'Ettoris. S'intitola The American Cause. Il manuale del buon conservatore, e ribadisce il concetto fondamentale che innerva tutta l'opera di Kirk, ovvero la «prudenza».
Il possesso di imperi non costituiva solo una risorsa economica ma anzitutto un'affermazione politica, come spiega Renato Cirelli in «L'espansione europea nel mondo. Ascesi, crisi e declino di un'aspirazione imperiale» (D'Ettoris editore, 2016).
Difficile trovare un personaggio storico altrettanto colpito per razzismo, suprematismo, autentico odio, quale Cristoforo Colombo. Sono stati sufficienti pochi anni per assistere al tracollo della sua figura, all'abbattimento di sue statue, alla cancellazione delle feste in suo onore, specie il 12 ottobre, il Columbus day, che rammemora il 12 ottobre 1492 quale scoperta dell'America, data di arrivo del navigatore sul continente. Negli Stati Uniti, ma non soltanto, gli si sono anteposti gli indigeni, incolpandolo di aver contribuito al loro sterminio. Ne continuano a pagare monumenti, simboli, personaggi legati alla sua figura e, indirettamente, all'intero mondo italo-americano. Lo stesso parlamento nostrano ha dovuto prendere atto della degradazione non soltanto dello scopritore, bensì della cultura che gli è collegata.
Il toscano Domenico Giuliotti (1877- 1956) è uno degli scrittori illustri e dimenticati della letteratura italiana del Novecento: poeta, saggista, polemista, scrisse versi propri e curò l’edizione critica delle Rime di Cecco Angiolieri e studi su Jacopone da Todi, François Villon e Joseph de Maistre, del quale tradusse e pubblicò un’antologia di scritti; fu stretto collaboratore di Giovanni Papini, con cui realizzò il Dizionario dell’omo salvatico (cioè l’uomo cristiano che non si è lasciato “civilizzare” dall’Umanesimo, dal Rinascimento, dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione: in una parola, dalla modernità).
Fiorella Nash, scrittrice e ricercatrice della Society for the Protection of Unborn Children di Londra è una femminista prolife. Nel suo libro L’abolizione della donna. Come il femminismo radicale tradisce le donne, trae spunto dalle modalità di comunicazione del femminismo odierno per sviscerare e analizzare pratiche disumane come i delitti d’onore, il fenomeno delle spose bambine, il «gendericidio» infantile, il controllo delle nascite e la mortalità materna in prossimità del parto.
Nel 1943, Clive S. Lewis (1898-1943) pubblicò L’abolizione dell’uomo. La negazione del diritto naturale e di valori oggettivi – argomentava in quest’opera il futuro creatore delle Cronache di Narnia – avrebbe avuto conseguenze disastrose per l’umanità. Nel 2018 la scrittrice Fiorella Nash ha pubblicato L’abolizione della donna, e l’assonanza dei titoli non è casuale. La tesi centrale del suo libro, uscito in Italia poche settimane fa grazie alla D’Ettoris Editori di Crotone, è che esiste un femminismo radicalizzato e intollerante incapace di riconoscere dignità e diritto di espressione a voci femminili che non si riconoscono in qualcuno dei suoi imperativi