Il libro indaga sulle vicende del tenimentum Silae, antico demanio della Corona e uno dei più estesi del Regno di Napoli, le cui prime memorie documentate risalgono al duca Ruggiero il Normanno e la cui storia ha influenzato gli svolgimenti politici dell'Ottocento e quelli sociali del Novecento, fino al secondo dopoguerra. Una particolare attenzione è rivolta al secolo XIX, che ha conosciuto le cosiddette leggi eversive della feudalità — che hanno influenzato le vicende della Sila, sebbene quest'area ne fosse esclusa —, l'usurpazione dei demani e degli usi civici, e il conseguente inasprimento dei rapporti sociali, tanto che quasi tutto il secolo fu caratterizzato da una forte tensione popolare volta alla rivendicazione degli usi civici usurpati o alla divisione delle terre comunali. Con il passare degli anni, infatti, la piccola borghesia agraria, detentrice delle cariche comunali, si era impadronita delle terre indivise, frammentandole e usurpandone la proprietà. Ferdinando II di Borbone, che aveva cercato di reintegrare quei terreni nei demani statali, ottenne unicamente di fare passare all'opposizione un gruppo rilevante di famiglie della borghesia terriera, soprattutto in Calabria, dove nel 1860 i "galantuomini" e i grandi proprietari terrieri armano i propri uomini e spianano la strada all'armata garibaldina, nella prospettiva della conservazione o del miglioramento delle loro posizioni sociali.
Scheda Libro
Autori | Francesco Pappalardo |
Titolo | La Sila di Calabria |
Sottotitolo |
Fra riformismo borbonico e rivoluzione liberale |
Collana |
Biblioteca di storia della Calabria |
Edizione |
II |
Anno | 2014 |
Pagine | 120 |
Formato | 15X21 brossura cucito |
ISBN | 978-88-89341-78-0 |