Il libro ruota attorno a due osservazioni fondamentali. La prima – che potrebbe apparire come una banale ovvietà – è che la parola è fatta per essere parlata e solo secondariamente scritta. Una osservazione che si trova al centro di una serie di studi abbastanza recenti, ma ormai divenuti "classici" di: Milman Perry, Marcel Jousse, Eric Alfred Havelock e – soprattutto – Walter Jackson Ong.
Essa comporta delle conseguenze decisive: la parola "parlata" rimanda ad un Parlante, il quale deve essere vivo e contemporaneo.
Questa parola è dotata di autorità, in quanto garantisce la presenza della «parola vera» (Sal 119,43) in mezzo a noi; è un'autorità vivente che svolge una funzione fondamentale nella vita della Chiesa. L'altra è che il termine "infallibilità", essendo un termine teologico, obbedisce ad una legge basilare di ogni discorso serio su Dio: è "analogico", cioè si dice in molti modi essenzialmente diversi. Il magistero non è dunque infallibile solo quando "definisce solennemente", ma anche – e soprattutto! – quando garantisce autorevolezza e inerranza in modo organico e non meccanico alla predicazione ordinaria del Vangelo da parte del Papa e del collegio dei vescovi in comunione con lui.
Recensioni
Autori | Pietro Cantoni |
Titolo | Oralità e Magistero |
Sottotitolo |
Il problema teologico del magistero ordinario |
Edizione |
I |
Collana |
Fides et Ratio |
Anno | 2016 |
Pagine | 312 |
Formato | 15 x 21 brossura cucito |
ISBN | 978-88-9328-010-5 |
Fra riformismo borbonico e rivoluzione liberale